Riabilitazione
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Capsulite retrattile, come risparmiare tempo ed essere efficaci con Winback?
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La capsulite è una delle patologie più complesse da trattare, a causa della sua evoluzione molto lenta e richiede aggiustamenti fini, specifici per ogni paziente, soprattutto nella fase infiammatoria iniziale, dove ogni paziente reagisce in modo diverso. A tal punto che può subentrare la spossatezza sia da parte del paziente che del terapeuta. L'uso di strumenti diversi può spezzare questa routine. L'uso di dispositivi a mani libere (Game Ready o teslatherapy, o anche Winback per la parte di mobilizzazione attiva) o che consentono un trattamento molto rapido (Hi-TENS by R-Shock) permette di liberare tempo su questa patologia che richiede molto tempo al terapeuta.

La capsulite retrattile della spalla corrisponde a una retrazione e a un ispessimento della parte inferiore e anteriore della capsula articolare. Ne consegue una progressiva limitazione delle ampiezze, associata a dolore.

Comune dopo i 40 anni, la capsulite si sviluppa spesso immediatamente, ma può anche essere il risultato di un trauma (contusione, frattura, lussazione), soprattutto se seguito da una prolungata immobilizzazione. La guarigione spontanea avviene entro 12-24 mesi. Si evolve sempre allo stesso modo, in 3 fasi: una prima fase infiammatoria, con dolore che si ripresenta di notte, poi una seconda fase che corrisponde alla retrazione della capsula e infine una terza fase detta di recupero (spesso completo o quasi) (Redler et al., 2019). Nel 50% dei casi, le cause non sono chiaramente identificate. Tuttavia, sappiamo che lo stress e la fatica sono fattori che ne favoriscono la comparsa, il che potrebbe spiegare l'attuale aumento della domanda di cure fisioterapiche per questa patologia.



Prima fase: infiammazione dolorosa

Durante questa prima fase, la maggior parte del trattamento consiste nel contenere l'infiammazione e ridurre il dolore. Questo è spesso il più complicato da gestire sia per il terapeuta che per il paziente, perché spesso è molto lungo e il terapeuta può sentirsi impotente e inefficace di fronte a un paziente che si lamenta molto del dolore e chiede di essere alleviato. La crioterapia compressiva Game Ready è quindi molto utile per le sue proprietà analgesiche (Bellon et al., 2019) e antinfiammatorie (Baranes et al., 2020), ma anche per il suo aspetto hands-free. La facilità di installazione e di utilizzo ne fanno una risorsa importante in questa lunga e difficile fase.

Hi-TENS di R-Shock consente anche trattamenti rapidi e può fornire un'analgesia mirata. Le sue modalità analgesiche consentono di personalizzare e regolare in base alle condizioni del paziente (desensibilizzazione rapida o analgesia più duratura).

Seconda fase: ritrattazione

Durante questa fase, il trattamento consiste nel preservare il più possibile le ampiezze articolari. Qui può insorgere la spossatezza, perché in questa fase c'è poca evoluzione. L'uso di Hi-TENS di R-Shock o di teslatherapy, invece, permette una rapida evoluzione durante la seduta, un effetto positivo per il paziente che vede un cambiamento. La mobilizzazione è difficile e dolorosa, in parte a causa delle contratture muscolari difensive.

Per questo motivo, Hi-TENS di R-Shock, grazie alla sua diatermia mirata, permetterà di sciogliere i vari punti di tensione in modo rapido e indolore. La modalità SHOCK permette, con raffiche di 4 secondi, di sciogliere le tensioni al cuore del punto trigger in meno di un minuto.

Inoltre, poiché in questa fase la patologia è diventata cronica, la teslaterapia consente di riattivare il metabolismo cellulare e di avere un effetto analgesico (Galace de Freitas et al., 2014) per abbreviare questa fase di retrazione capsulare. Questo metodo di trattamento, grazie al suo campo magnetico pulsato, è un importante alleato nel ricreare le condizioni elettriche necessarie al corretto funzionamento delle cellule, entrate in uno stato patologico cronico. Inoltre, le contrazioni ritmiche generano un leggero pompaggio delle articolazioni, permettendo di mantenere la troficità capsulo-legamentosa, senza alcuno sforzo da parte dell'operatore o del paziente!

Più globalmente, la teslaterapia è l'apparecchiatura all-in-one adeguata per il trattamento della capsulite retrattile, e questo su quattro livelli

- Cellulare: recupero metabolico ricreando le condizioni elettriche necessarie al corretto funzionamento delle cellule, accelerazione degli scambi ionici, di ATP e di O² (Pall, 2013).

- Neurologica: azione analgesica profonda grazie alla corrente indotta dal campo magnetico pulsato (Beaulieu et al., 2015).

- Muscolare: azione rilassante o lotta all'amiotrofia (reclutamento di muscoli profondi irraggiungibili con l'elettroterapia classica) in base alle esigenze del paziente.

- Articolare: miglioramento della troficità articolare e periarticolare.



Terza fase: recupero

Durante questa fase, l'obiettivo è quello di recuperare l'ampiezza dell'articolazione il più rapidamente possibile, liberando le aderenze e le retrazioni sviluppate nelle fasi precedenti.

Le apparecchiature Tecar Winback e/o Hi-TENS by R-Shock possono essere utilizzate per rompere le aderenze, rilasciare la fascia e la tensione muscolare, ma anche contribuire alla rivascolarizzazione della capsula e facilitare la mobilizzazione dell'articolazione (Paolucci et al., 2019).

L'Hi-TENS di R-Shock si rivelerà molto utile per lavorare sui trigger point (Kazalakova, 2013) ma anche su eventuali fibrosi.

La modalità Expert 3.0 del Winback consentirà una messa a fuoco dell'articolazione, con l'uso di due elettrodi mobili (modalità RET) intorno all'articolazione. L'obiettivo sarà quello di favorire la vascolarizzazione della capsula e di facilitare la mobilizzazione dell'articolazione. Il guadagno dell'articolazione tramite lavoro attivo può quindi essere realizzato più facilmente grazie a un assemblaggio 2.0 (una piastra adesiva RET e una piastra adesiva di ritorno).

Quindi, il Fascia Tool (accessorio compatibile con Hi-TENS di R-Shock e Winback) può essere applicato a zone come il trapezio, il deltoide o il muscolo grande dorsale per rompere le aderenze fasciali e ripristinare i piani di scorrimento.

Infine, questo set-up 2.0 può essere completato applicando ventose alle aree di tensione e retrazione, per creare un focus su questi diversi punti.

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